7 ottobre 2025

Digital Network Act: l’ultima chiamata per le reti europee

L’Europa si trova di fronte a un momento decisivo per le telecomunicazioni. Il Digital Network Act (DNA) punta a superare frammentazione, ritardi e squilibri competitivi, stabilendo le condizioni per investimenti coerenti, infrastrutture resilienti e sovranità digitale.

Lo ha ben chiarito Stefano Pileri, Chief Digital Transformation & Innovation Officer, che in un articolo pubblicato su Agenda Digitale, spiega come il DNA rappresenti un passo chiave per rafforzare la competitività europea rispetto a USA e Cina, garantire un mercato unico digitale e modernizzare l’architettura delle reti.

Il quadro attuale è caratterizzato da mercati frammentati, regole nazionali divergenti e una gestione dello spettro inefficiente. La Commissione Europea propone tre pilastri fondamentali:

  1. 3C Networks (Connected, Collaborative & Computing): reti convergenti integrate con capacità di calcolo distribuito, edge computing e central cloud per supportare AI, smart mobility, sanità digitale e servizi industriali avanzati.
  2. Single Digital Market: un mercato unico europeo con procedure uniformi per autorizzazioni, gestione dello spettro e accesso alla rete, volto a creare operatori paneuropei con capacità di investimento e attrazione di capitale privato.
  3. Secure and Resilient Digital Infrastructure: infrastrutture sicure e resilienti, con protezione avanzata dei backbone terrestri e sottomarini e preparazione alle minacce future, inclusa l’era del quantum computing.

Il Digital Network Act prevede, infatti, strumenti concreti: roadmap vincolanti per lo spettro, armonizzazione normativa, switch-off del rame e incentivazione di operatori e investimenti, con l’obiettivo di accelerare la diffusione del 5G stand-alone, predisporre reti gigabit e aprire la strada al 6G.

Ed è per questo che, secondo Pileri, l’approvazione tempestiva del DNA entro il 2025 può trasformare l’Europa da spettatrice a protagonista globale della rivoluzione digitale, mentre ritardi o compromessi rischierebbero di consolidare le debolezze attuali, frenare gli investimenti e minare la sovranità tecnologica del continente.