In un contesto di mercato sempre più digitale, competitivo e orientato al cloud, il tema della application modernization è diventato centrale per i leader IT e le figure decisionali d’impresa. Modernizzare il parco applicativo significa ripensare architetture e tecnologie per rendere i sistemi più flessibili, resilienti e allineati alle nuove esigenze di business. È un processo strategico che abilita modelli operativi più snelli, facilita l’integrazione con ecosistemi cloud-native e accelera l’innovazione. Secondo un report di Markets and Markets, il mercato globale dei servizi di application modernization è destinato a crescere dai quasi 20 miliardi di dollari nel 2024 agli oltre 39,6 miliardi di dollari entro il 2029, con un tasso composito (CAGR) del 14,9% dal 2024 al 2029.
Eppure, molte organizzazioni continuano a fare affidamento su applicazioni legacy, spesso sviluppate anni fa, che oggi rappresentano un collo di bottiglia per la trasformazione digitale. Questi sistemi sono tuttora critici per le operation quotidiane, ma si basano su tecnologie superate, difficili da mantenere e da integrare con ambienti moderni. La resistenza a intraprendere percorsi di modernizzazione applicativa è spesso legata alla percezione di rischio, ai costi iniziali e alla complessità del progetto.
Tuttavia, non intervenire comporta costi e rischi crescenti. Il technical debt rende sempre più complessa e costosa la manutenzione, limita la capacità di innovare e rallenta il rilascio di nuove funzionalità. Inoltre, le applicazioni legacy espongono l’azienda a vulnerabilità di sicurezza, a causa di componenti non più supportate o facilmente attaccabili. Infine, la mancanza di scalabilità e flessibilità limita l’adattabilità dell’organizzazione in un contesto competitivo che richiede velocità, integrazione e capacità di risposta in tempo reale. Ecco perché la modernizzazione applicativa non è più una semplice questione tecnica, ma un imperativo strategico per proteggere la competitività dell’azienda, ottimizzare gli investimenti IT e garantire continuità, compliance e agilità nei prossimi anni.
Modernizzare un'applicazione significa aggiornarne architettura, tecnologie e processi operativi per migliorarne efficienza, resilienza, integrabilità e capacità evolutiva.
Secondo Gartner, i servizi di application modernization hanno l’obiettivo di guidare la migrazione dei sistemi legacy verso nuove applicazioni o piattaforme e, allo stesso tempo, di integrare funzionalità avanzate per mettere a disposizione del business tecnologie aggiornate, digitalizzare i processi e automatizzarli.
Non esiste un unico approccio valido per tutte le situazioni: le modalità di modernizzazione variano in base agli obiettivi aziendali, allo stato delle applicazioni esistenti e al contesto tecnologico. Solitamente, le strategie più comuni comportano:
Per orientare le scelte, si utilizza spesso il modello delle 6R o 7R della modernizzazione applicativa:
Non si tratta di scegliere rigidamente tra l’una o l’altra opzione, quanto piuttosto di considerare la modernizzazione come un processo continuo, strategia adottata dalla maggior parte delle aziende che si apprestano a questo tipo di trasformazione: il 52% secondo un report della Konveyor Community.
Riscrivere un’applicazione ha senso quando si vuole liberare pieno valore dall’adozione di tecnologie cloud-native, integrare nuove funzionalità digitali, o superare rigidità architetturali. È l’approccio più impegnativo, ma anche il più trasformativo.
Al contrario, l’approccio “lift and shift” consente un time-to-value più rapido, utile per ridurre costi infrastrutturali o rispondere a pressioni immediate (ad esempio, fine supporto hardware o obsolescenza software), con un impatto minimo sulle operations. Spesso, rappresenta un primo passo verso una modernizzazione più profonda.
Investire nella modernizzazione applicativa si traduce in benefici misurabili sul piano economico, operativo e competitivo. Tra i principali vantaggi che le imprese possono ottenere:
Nel processo di modernizzazione applicativa, il cloud rappresenta molto più di un’infrastruttura alternativa: è un abilitatore di nuove architetture, nuovi modelli di sviluppo e nuovi paradigmi operativi. Tuttavia, modernizzazione e cloud-native non sono sinonimi, e comprendere le differenze è cruciale per pianificare correttamente un percorso evolutivo.
Modernizzare un’applicazione non implica necessariamente renderla cloud-native. Il percorso può prevedere fasi graduali (come il semplice rehosting su cloud IaaS) o evoluzioni più profonde come il refactoring in microservizi e l’adozione di architetture serverless. L’approccio corretto dipende dal contesto applicativo, dai vincoli di business e dagli obiettivi a medio-lungo termine.
Diventare “cloud-native” significa progettare o riprogettare le applicazioni per sfruttare pienamente i modelli distribuiti del cloud, garantendo elasticità, resilienza e agilità. È una scelta che abilita scalabilità automatica, cicli di rilascio più veloci e una gestione operativa semplificata, soprattutto in ambienti dinamici.
Le tecnologie cloud-native rappresentano il cuore delle strategie di modernizzazione più avanzate:
Oltre alla tecnologia, la modernizzazione richiede un cambio di paradigma architetturale. Le imprese più innovative stanno adottando modelli che privilegiano l’interoperabilità, la modularità e l’agilità:
Il processo di application modernization coinvolge dimensioni diverse: business, architettura, governance e cultura organizzativa. Un approccio strutturato e incrementale è fondamentale per contenere rischi, massimizzare il valore e allineare gli obiettivi IT con quelli aziendali:
Il primo passo consiste nel valutare lo stato attuale del parco applicativo, classificando le applicazioni in base al loro valore per il business, ai costi di gestione, al livello di obsolescenza e ai rischi associati (come technical debt o problemi di sicurezza). L’obiettivo è identificare quali applicazioni meritano di essere modernizzate, sostituite, consolidate o dismesse.
Una volta compreso il contesto, è essenziale definire una strategia di intervento per priorità, tenendo conto sia dei driver tecnici (scalabilità, obsolescenza tecnologica, sicurezza) sia di quelli di business (customer experience, time-to-market, compliance, ROI). In questa fase è utile distinguere tra quick win ad alto impatto immediato e interventi strutturali di lungo periodo.
La modernizzazione deve avvenire in modo progressivo, evitando approcci “big bang” che espongono a rischi e interruzioni operative. L’ideale è adottare una roadmap ibrida che combini interventi tattici e trasformazioni strategiche, sfruttando al massimo le possibilità offerte dal cloud, dal DevOps e dalle nuove architetture. Il successo passa anche dalla capacità di raccogliere feedback continui, adattando il piano in funzione dei risultati.
Una governance solida è cruciale per garantire coerenza, controllo e trasparenza. Serve una visione condivisa tra business e IT, con KPI chiari per misurare l’efficacia delle azioni (ad esempio: riduzione dei costi operativi, aumento del rilascio funzionalità, miglioramento della sicurezza). Inoltre, la componente di change management non può essere trascurata: la modernizzazione spesso richiede nuove competenze, nuovi ruoli e nuovi modelli culturali all’interno dell’organizzazione.
In questo scenario complesso, il system integrator assume un ruolo strategico: non solo come fornitore di tecnologie, ma come partner di trasformazione in grado di orchestrare competenze, metodologie e tecnologie su più livelli.
Un partner esperto, come Maticmind, può affiancare l’azienda in tutte le fasi del percorso: dall’assessment iniziale alla definizione della strategia, dalla progettazione dell’architettura target fino alla delivery operativa e alla governance post-deployment.
Il vero valore risiede nella capacità di integrare competenze multidisciplinari, che spaziano dalla gestione di ambienti legacy alla padronanza di cloud-native, DevOps, CI/CD e architetture componibili. Questo approccio consente di evitare lock-in tecnologici, contenere i rischi di transizione e ottenere risultati tangibili in tempi certi.
La modernizzazione applicativa non è più un'opzione, ma una leva strategica per competere in un mercato guidato da rapidità, efficienza e innovazione. Per affrontarla con successo servono visione, metodo e un partner capace di trasformare la complessità in valore. Investire oggi nella modernizzazione significa abilitare l’impresa del futuro: più agile, sicura e pronta a scalare.