“Una volta cresciute molte aziende perdono la capacità di innovare. Diventano come dinosauri o elefanti, non sono più agili come leopardi: non possono correre, non riescono a cambiare direzione. Perciò non sanno innovare velocemente come le più piccole né adattarsi ai cambiamenti ambientali e quindi perdono il vantaggio competitivo”
Solomon Darwin, direttore esecutivo del “Garwood Center for Corporate Innovation” dell’Università di Berkeley
Il mondo dell’economia sta entrando in una nuova era dominata dall’incertezza. I leader di mercato di un tempo rischiano di fallire perché non sono riusciti a modernizzarsi o hanno perso terreno rispetto a competitor più predisposti al cambiamento.
Oggi, più che mai, è necessario il change management. Di cosa si tratta?
Il change Management è l’insieme dei processi, strumenti e tecniche per poter gestire al meglio i processi di cambiamento, soprattutto il lato umano. Ogni cambiamento in azienda, anche puramente tecnico, ha infatti sempre un duplice impatto, sia a livello umano che strutturale.
Proprio per questo è un processo complesso e delicato, avendo un forte impatto sulle abitudini delle persone, che per loro natura mostrano sempre una certa resistenza al cambiamento.
Change management significa costruire un percorso di cambiamento partendo dalla domanda, decidendo dove vogliamo arrivare e stabilendo in che modo arrivarci.
Per prima cosa ci sono 3 fasi che è importante seguire per un corretto intervento di change management, e sono:
Gli obiettivi del change management sono:
Per costruire una strategia di cambiamento efficace di change management, capace di far raggiungere un obiettivo all’azienda, occorre identificare un percorso che coinvolga principalmente 4 pilastri, detti 4P, che sono:
Il change management è un elemento cardine per le organizzazioni che vogliono evolvere. La capacità di saper controllare l’inevitabile cambiamento è una sfida che un’impresa che vuole perdurare negli anni è costretta ad affrontare.