2 novembre 2022

Journey to Cloud: 5 errori che hai commesso e come rimediare

La promessa del journey to cloud è avere a disposizione un ambiente scalabile e flessibile, pronto in poco tempo, in grado di trasformare le spese da una prospettiva di CapEx a una di OpEx. Il cloud computing, oggi, è sicuramente uno dei pilastri della trasformazione digitale e dell’accelerazione verso l’innovazione delle imprese.

La realtà, però, è molto più sfaccettata: spesso, le spese legate al cloud possono crescere esponenzialmente quando mancano una governance attenta e una pianificazione curata. In particolare, le organizzazioni possono registrare un aumento imprevisto dei costi a causa di istanze aperte e poi mai più usate.  

Ora che il cloud è entrato di peso nella vita aziendale ed è stato adottato in maniera trasversale dai vari dipartimenti, i CFO si stanno accorgendo di quanto le spese nascoste possano pesare sul budget mensile. La buona notizia è che abbattere i costi nascosti nel journey to cloud è possibile. Vediamo come. 

Quali sono le fasi del Cloud Journey

Spostare basi di dati e carichi di lavoro sul cloud è un processo delicato, motivo per cui si necessita di una vera e propria roadmap operativa costituita da diverse fasi, ognuna delle quali avrà un obiettivo specifico da centrare per compiere una migrazione senza commettere passi falsi. Innanzitutto è bene affidare questo processo a un provider che abbia maturato un’esperienza solida sul campo. Attraverso la sua consulenza è possibile concentrarsi sulle diverse fasi:

  1. Pianificare una strategia: il primo passo è definire la strategia, mappare i flussi di lavoro, capire i processi e scegliere gli ambienti adatti alla migrazione cloud. A quel punto si può iniziare a progettare la portabilità dei dati.
  2. Valutare i requisiti del carico di lavoro: questa stima serve per conoscere le risorse che saranno necessarie nella nuova infrastruttura, quanta potenza computazionale verrà consumata e se ci sono le premesse per mantenere un ambiente ibrido.
  3. Onboarding: in questa fase è opportuno effettuare tutte le integrazioni necessarie per spostare con agilità i carichi di lavoro da un ambiente all’altro a seconda delle risorse e delle necessità. Se si opta per architetture componibili leggere, allora conviene definire in primis quali sono le piattaforme da utilizzare nel cloud. Ad esempio: se si intende utilizzare una infrastructure platform as a service che supporta la gestione di diversi cloud, è necessario effettuare questa configurazione.
  4. Avvio della migrazione: una volta superate le precedenti fasi si avvia il rollout della migrazione vera e propria. Esistono tecnologie offerte dal provider di servizi cloud e altre sul mercato dei system integrator che consentono di effettuare la migrazione da una macchina virtuale direttamente al cloud o a una macchina fisica.
  5. Gestione del cloud: arriva la fase del monitoraggio. Le applicazioni possono rimanere in esecuzione in più di un ambiente, dunque è necessario monitorare le performance, supportando, ottimizzando e automatizzando le risorse computazionali.

Journey to cloud: i costi nascosti 

Nel journey to cloud i costi nascosti sono spese celate alla vista, ma che rappresentano, se non intercettate subito, un rischio per il budget delle aziende. In molti casi, è servito un rimpatrio dal cloud per rientrare nei costi, che stavano iniziando a salire esponenzialmente. Questa soluzione, però, non è adatta a tutte le organizzazioni ed è molto drastica, soprattutto perché la scalabilità e la flessibilità del cloud rispetto a un ambiente on-premises restano superiori. 

Over-provisioning e under-provisioning 

Il costo nascosto più comune del journey to cloud riguarda la gestione delle risorse a disposizione delle aziende, che vengono concordate con il vendor. In assenza di una previsione accurata, le organizzazioni si possono trovare nella condizione di avere più risorse del necessario (over-provisioning) oppure meno di quanto serve per raggiungere il livello di prestazioni auspicato (under-provisioning). Nel primo caso, significa che l’impresa sta letteralmente pagando qualcosa che non usa, perché ha calcolato male le necessità. Nel secondo, si aggiunge la beffa di non star pagando il cloud e non avere comunque le prestazioni attese.  

Data egress 

Le tariffe di data egress - ossia relative a tutte le volte in cui i dati archiviati del cloud si spostano verso ambienti on-premises, l’Internet pubblica o un altro cloud - sono uno dei maggiori rischi del journey. 

Anche le più grandi aziende al mondo non ne sono esenti: questo perché è facile che questo tipo di costo nascosto salga velocemente, soprattutto se un applicativo scambia regolarmente dati.  

I cloud vendor offrono gratuitamente la migrazione dei dati in ingresso. La questione è, invece, molto diversa quando quei dati escono dal cloud e possono rappresentare un peso ingombrante sulla spesa mensile. 

Un occhio al multicloud 

Un ulteriore elemento che può rappresentare una spesa nascosta del cloud riguarda l’inclusione delle soluzioni di più vendor: il multicloud. Sebbene tale modalità di implementazione del cloud possa a prima vista portare solo vantaggi – perché si prende il meglio da vari vendor per adattarlo al proprio business – in realtà rischia di non garantire l’ottimizzazione degli accordi, perché l’organizzazione potrebbe perdersi degli sconti sui volumi che avrebbe legandosi a un solo fornitore. 

Journey to cloud: come abbattere i costi 

Per gestire questi costi nascosti, le aziende devono tornare ad avere più controllo. La risposta principale a questa esigenza è l’hybrid cloud, che unisce le capacità del public cloud con quelle del private, offrendo, quindi, la possibilità di scalare rapidamente. Non solo: le organizzazioni, grazie al modello ibrido, possono anche proteggere meglio i propri dati, risparmiare sui costi e beneficiare di ulteriori funzioni dedicate. 

In particolare, un ambiente ibrido permette di federare i dati in modo da non dover sopportare costi eccessivi (fra cui quelli di data egress) sfruttando i protocolli e le automazioni per migrare i dati e gli applicativi in modo più semplice e, soprattutto, più economico. Un’altra soluzione è quella di aggregare gli spazi di storage, anche provenienti da più fornitori di servizi in cloud, in un unico repository che possa essere gestito con meno costi. 

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