Uno degli elementi che più caratterizzano il mondo IT è la sua evoluzione continua, dettata sia da una reale necessità di congruenza tra i propri mezzi e le spinte evolutive del mercato, sia per mere esigenze dei fornitori di servizi tecnologici.
Progressivamente il mondo IT sembra avere sempre più un maggior focus sul software, mentre l’hardware pare avere perso di importanza rispetto al primo.
Un esempio di questa tendenza è rappresentato dai servizi di cloud storage: milioni di dati migrano sulle “nuvole” ogni giorno e vengono archiviati su server e storage in cloud, nonostante alcuni sollevino ancora numerosi dubbi sulla proprietà e il controllo dei dati stessi.
Il cosiddetto “Software defined data center“, che racchiude concetti come Data center, Storage, Networking e Security è un trend che sta coinvolgendo tutti i settori tecnologici dell’ICT.
Si sta cavalcando una tendenza impetuosa che di fatto era potenzialmente presente da molto tempo ma che solo da poco è diventata in rapida diffusione.
Per quale motivo il Software Defined Data Center (che racchiude server, servizi di cloud storage, rete, sicurezza) è divenuto tanto importante di recente?
Il concetto è quello di poter realizzare un’ infrastruttura IT in cui il comportamento e le prestazioni dei diversi apparati che la compongono possano essere programmabili e organizzabili tramite un’entità esterna astratta (software) di livello superiore che ne orchestri il funzionamento nel modo più automatizzato possibile, al fine di rendere rapidi e meno costosi gli interventi e di ridurre i rischi dovuti ad interventi manuali.
In particolare, parlando di Cloud Storage, significa poter gestire ed ottimizzare l’utilizzo dello storage e i relativi backup facendo ricorso a quanto di virtuale è messo a disposizione dai fornitori di cloud storage.
A questo segue che a livello hardware i dispositivi potranno essere meno ricchi funzionalmente e meno costosi poichè le loro funzionalità saranno integrate dal software di gestione e di controllo a livello superiore. Questa esternalizzazione permetterebbe di godere dei benefici di una gestione centralizzata e sempre all’avanguardia con inferiori costi di dispositivi fisici e acquisto di licenze.
Il motivo per cui aderire ai servizi di cloud storage è quindi meramente economico?
In realtà vi sono altri benefici immateriali che impattano profondamente sul business aziendale, soprattutto in termini di flessibilità, agilità, e naturalmente costi.
Optare per i servizi di cloud storage permette innanzitutto di sperimentare una maggior flessibilità nella selezione dell’hardware per far fronte ai carichi di lavoro, potendo scegliere hardware a costo inferiore. A ciò si aggiunge la riduzione drastica degli interventi manuali sovente motivo di errore, e la possibilità di adottare storage hardware di diversi produttori (e ridurre quindi la dipendenza dal singolo produttore).
In futuro quindi il Data Center e lo storage non avranno confini e l’IT manager avrà la possibilità di utilizzare di volta in volta il meglio delle tecnologie e dei servizi di cloud storage disponibili sul mercato, mantenendo la centralità, la sicurezza e il controllo dei dati.
La forte virtualizzazione delle infrastrutture di rete in cui le prestazioni dei nodi che la compongono possono essere programmabili e gestibili da una entità esterna di livello superiore richiede però determinati requisiti.
Di cosa deve tener conto l’IT nella progettazione di una soluzione di cloud storage?
- Il primo elemento da valutare è la quantità di banda associata all’infrastruttura. Nel trasferimento dei dati la banda ha un ruolo fondamentale in quanto da essa dipende il buon fine del trasferimento dei dati. Il numero di utenti, la velocità di trasferimento, le impostazioni di backup, sono tutti elementi da analizzare nella scelta.
- una volta capite le esigenze di banda è necessario decidere a quale fornitore di servizi di cloud storage affidarsi. Oltre alle performance garantite in termini di velocità e facilità di utilizzo, occorre valutare che siano garantiti gli standard dei dispositivi in modo da poter realizzare la rete con dispositivi aperti di fornitori diversi. Per garantire l’intercompatibilità dei dispositivi ci si è posti l’obiettivo di definire un protocollo Open-flow adottato dalla Open Networking Foundation, che è già divenuto un solito punto di riferimento nella standardizzazione.
L’utilizzo massiccio del Cloud storage in Italia sembra però minato alla base dalle caratteristiche di connessione fisica in cui versa la banda internet. Perchè è tanto importante tenerne conto nel nostro paese?
La maggior parte delle connessioni internet casalinghe in Italia sono di tipo ADSL (Asymmetrical Digital Subscriber Line).
Tale Asimmetria implica che rispetto alla larghezza di banda, si hanno velocità di trasferimento molto più lente. E’ possibile scaricare molto velocemente, ma trasferire dati in upload è molto più lento.
Ciò significa che nell’utilizzo di Cloud storage per il trasferimento dati, la connessione potrebbe rallentarsi notevolmente sopraffando a monte la larghezza di banda e di fatto rallentando a valle il download rendendo del tutto inefficace qualsiasi servizio.
E’ chiaro che ciò è un forte disincentivo all’utilizzo dei servizi di storage backup in Italia.
Di certo questo è vero se a ricorrere ai servizi di Cloud Storage sono le piccolissime aziende. Questo perchè in Italia non tutte le aree sono servite dalla rete in fibra ottica che richiede forti investimenti.
Esistono comunque soluzioni alternative di recente introduzione che lasciano ben sperare se, come riporta la società di analisi Forrester, il cloud storage non ha più solo la funzione di backup o di semplice spazio di archiviazione, ma ha la funzione di supportare nuovi modelli di sviluppo indispensabili per cogliere le opportunità che il nuovo mercato richiede.