Negli ultimi anni, l’adozione del cloud si è imposta come uno dei principali abilitatori della trasformazione digitale. Le imprese lo scelgono per la sua flessibilità, scalabilità e velocità di implementazione, che lo rendono uno strumento indispensabile per innovare prodotti, servizi e modelli di business. Tuttavia, con l’aumento della complessità degli ambienti cloud – spesso ibridi o multi-cloud – sta emergendo una criticità sempre più evidente: la crescita incontrollata dei costi.
Senza una governance efficace, il cloud rischia di trasformarsi da leva strategica a fattore di inefficienza economica. Le risorse vengono spesso allocate in eccesso, sottoutilizzate o lasciate attive oltre il necessario, con un impatto diretto sui budget IT e, in ultima analisi, sulla sostenibilità dei progetti di innovazione.
In questo scenario si inserisce il FinOps, un approccio collaborativo e iterativo che permette di ottimizzare la spesa cloud senza rallentare la capacità innovativa delle organizzazioni. Più che una semplice tecnica di controllo, il FinOps è una pratica di gestione finanziaria del cloud che unisce competenze IT, finance e business, promuovendo trasparenza, responsabilità condivisa e decisioni basate sui dati.
Cos’è il FinOps
Il termine FinOps, abbreviazione di Cloud Financial Operations, indica un insieme di pratiche e principi dedicati alla gestione finanziaria del cloud in modo agile, trasparente e collaborativo. L’obiettivo non è semplicemente contenere la spesa, ma renderla consapevole, prevedibile e sostenibile, in linea con le reali esigenze operative e strategiche dell’organizzazione.
Il valore del FinOps risiede nella sua capacità di allineare team che tradizionalmente operano su piani diversi: IT, finance e business. Attraverso una governance condivisa dei costi, le decisioni tecniche diventano anche economiche e viceversa: si inizia a parlare un linguaggio comune che permette di prendere decisioni più rapide e informate sull’uso delle risorse cloud.
A guidare il modello FinOps sono tre principi fondamentali:
- visibilità in tempo reale sui consumi e sui costi, per sapere sempre dove e come vengono spese le risorse;
- responsabilità condivisa tra reparti tecnici e finanziari, che superano le logiche a silos per definire insieme priorità, obiettivi e soglie di spesa;
- ottimizzazione continua, basata su analisi costanti, automazione e feedback iterativo, per migliorare l’efficienza senza rallentare l’innovazione.
Il FinOps non è quindi un progetto a sé stante, ma un processo continuo che si integra nel ciclo di vita delle iniziative cloud e che richiede strumenti, cultura e competenze adeguate a generare valore reale.
Perché il FinOps è cruciale oggi
Con l’evoluzione delle architetture IT, sempre più aziende stanno adottando strategie multi-cloud per ottenere maggiore flessibilità, ridondanza e accesso ai migliori servizi offerti dai diversi provider. Tuttavia, questa pluralità di ambienti genera anche una crescente opacità nei costi: monitorare, confrontare e ottimizzare le risorse diventa complesso, soprattutto quando mancano strumenti integrati di controllo e una governance centralizzata.
A ciò si aggiunge la difficoltà di prevedere e controllare la spesa cloud, che non segue le logiche tradizionali dell’IT on-premise. I costi variano in base al consumo effettivo e possono cambiare rapidamente in funzione dell’uso, degli aggiornamenti dei servizi o delle modifiche architetturali. In assenza di un modello operativo FinOps, le aziende si trovano spesso a fronteggiare sforamenti di budget, inefficienze e scarsa accountability.
Un altro rischio è quello del cosiddetto “cloud sprawl”: la proliferazione incontrollata di risorse, ambienti di test dimenticati, istanze sottoutilizzate o servizi attivati ma non monitorati. Questo fenomeno riduce l’efficienza complessiva del sistema e ostacola la sostenibilità dei progetti digitali.
Il FinOps diventa quindi essenziale per coniugare efficienza e innovazione, permettendo di scalare in modo strategico e controllato. Solo attraverso un approccio strutturato, che unisca visione economica e competenza tecnica, è possibile sfruttare appieno i vantaggi del cloud, senza subirne i costi nascosti.
Secondo un’analisi di Gartner (“Cut Software and Cloud Costs With the Right SAM and FinOps Managed Service”, entro il 2028, le organizzazioni che adotteranno pratiche mature di FinOps e Software Asset Management (SAM) riusciranno a ottenere oltre il 30% di risparmi tangibili grazie a una gestione più efficiente delle infrastrutture e delle piattaforme cloud.
A sostegno di questa evidenza, una recente indagine della FinOps Foundation, condotta su realtà che gestiscono complessivamente oltre 69 miliardi di dollari di spesa cloud, mostra che il 50% dei team FinOps considera la riduzione degli sprechi e l’ottimizzazione dei workload la priorità principale. Nello stesso report, il 63% delle aziende dichiara di applicare pratiche FinOps anche alla gestione dei costi legati all’intelligenza artificiale, un valore quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente. Un dato che trova ulteriore conferma nelle analisi di IDC, secondo cui circa il 75% delle aziende del Forbes Global 2000 ha già introdotto, in qualche misura, metodologie FinOps per controllare e ottimizzare i propri ambienti cloud.
Il ruolo del system integrator
Per implementare con successo un approccio FinOps, non è sufficiente adottare strumenti di monitoraggio o analisi dei costi cloud. Serve una visione più ampia e integrata, in grado di combinare competenze tecniche, capacità consulenziali e una solida comprensione dei processi aziendali. È qui che entra in gioco il ruolo strategico del system integrator.
In ambienti cloud sempre più articolati – che spesso includono soluzioni ibride, componenti legacy e servizi SaaS – il system integrator può accompagnare le aziende nella definizione di un modello FinOps su misura, occupandosi dell’integrazione con le infrastrutture esistenti e dell’impostazione di policy, KPI e meccanismi di accountability condivisa tra IT, finance e business.
L’esperienza progettuale, spesso maturata su architetture cloud complesse, consente inoltre di intervenire sugli aspetti operativi e organizzativi: dalla creazione di punti di controllo per la valutazione dei consumi, all’implementazione di pratiche di governance e chargeback in grado di attribuire i costi ai reali utilizzatori dei servizi cloud. Non si tratta solo di misurare quanto si consuma, ma anche di abilitare il dialogo tra i team tecnici, le funzioni finanziarie e i responsabili di business, affinché le scelte siano trasparenti e orientate al valore. Per rispondere a queste esigenze, Maticmind ha potenziato la propria offerta di servizi, puntando su un approccio consulenziale che mira a fornire strumenti concreti per facilitare il dialogo e la presa di decisioni condivisa.
Un ulteriore ambito di supporto riguarda la costruzione dei modelli operativi di migrazione: Maticmind supporta le aziende nella realizzazione delle cosiddette landing zones, ovvero configurazioni cloud sicure e scalabili fin dall’inizio, con regole di accesso ben definite, fondamentale per evitare inefficienze e problemi futuri. In alcuni casi, il system integrator può anche accompagnare le aziende nella definizione di strategie flessibili, che prevedano percorsi di migrazione di ritorno verso il data center on-premise, quando necessario per motivi economici, tecnici o legati alla governance dei dati. Una funzione chiave per evitare fenomeni di lock-in e preservare la libertà di scelta tecnologica.
Come iniziare un percorso FinOps
L’avvio di un percorso FinOps richiede un approccio graduale ma strutturato, che tenga insieme visione strategica, strumenti adeguati e coinvolgimento organizzativo al fine di costruire un modello operativo che consenta di gestire il cloud in modo efficiente e sostenibile nel tempo.
Il primo passo è una mappatura accurata dei costi e delle risorse cloud attualmente in uso. Spesso le aziende scoprono di avere istanze attive non utilizzate, ambienti duplicati o risorse sovradimensionate. Avere piena visibilità su dove e come vengono allocate le risorse è essenziale per qualsiasi azione successiva.
A questa fase segue l’attivazione di strumenti di monitoraggio e analisi, i cosiddetti Cloud Cost Management Tools, che permettono di raccogliere dati in tempo reale, aggregarli per centro di costo o team, e visualizzare trend, anomalie e opportunità di ottimizzazione.
Ma il cuore del FinOps è nella collaborazione tra team. Per essere efficace, il modello richiede il coinvolgimento diretto delle figure tecniche (DevOps, cloud architect), delle aree finanziarie e delle funzioni operative. Solo con una visione condivisa è possibile trasformare i dati in decisioni consapevoli.
Infine, è fondamentale definire un modello operativo FinOps iterativo: non una struttura rigida, ma un processo che si evolve nel tempo. Questo include la definizione di metriche chiare (KPI), cicli di revisione periodica, feedback continui tra i team e la capacità di adattare le regole di gestione man mano che l’organizzazione cresce e cambia.
Verso una gestione cloud più consapevole
In un contesto in cui il cloud è sempre più strategico ma anche sempre più complesso, adottare un approccio FinOps significa passare dalla semplice spesa alla vera gestione economica del cloud, dotandosi di strumenti, competenze e processi che permettano di ottimizzare senza rinunciare all’innovazione, allineando obiettivi tecnici e finanziari.
Per affrontare questo percorso in modo efficace, servono una visione condivisa, visibilità sui consumi, collaborazione tra reparti e una governance capace di evolversi nel tempo. Il supporto di un system integrator esperto può fare la differenza: dall’analisi iniziale alla definizione di modelli operativi scalabili, fino all’adozione di buone pratiche di monitoraggio e chargeback.
Maticmind, grazie alla propria esperienza nella progettazione di architetture cloud e nella consulenza operativa, è in grado di accompagnare le aziende nell’implementazione di strategie FinOps su misura, orientate al valore e alla sostenibilità nel lungo periodo.
