Cloud e pubblica amministrazione risultano essere un binomio vincente quando, nel sempre più esteso spazio dell'e-government, si vogliono introdurre i concetti di lavoro ibrido, servizi evoluti al cittadino, semplificazione burocratica e, non ultimo, diminuzione dei costi e dell'impatto ambientale dei processi.
Il modello as-a-service, del resto, è imprescindibile per garantire a enti centrali, strutture regionali e comuni non solo gli strumenti utili a ottimizzare l'operatività quotidiana in ottica 4.0, ma anche la flessibilità necessaria per governare nel tempo la transizione digitale ed ecologica.
Un processo, questo, che è già iniziato e che sta dando i suoi frutti: il 67% dei cittadini, secondo le rilevazioni dell'Annual Report di FPA, riscontra benefici reali dalla digitalizzazione dei servizi, che per il 41% del campione è migliorata nel corso del 2022, aumentandone la facilità di accesso agli uffici pubblici (35%). D'altro canto, solo il 26% dei rispondenti all'indagine vede nel complesso una semplificazione delle procedure e soltanto il 21% un maggiore contributo al risparmio energetico.
È indubbio, comunque, che il 2022 abbia portato a registrare un’accelerazione della trasformazione digitale degli enti locali. Il rapporto annuale di FPA sulla digitalizzazione delle città italiane, ICity Rank, evidenzia come nei 108 Comuni capoluogo l’indice di copertura dei servizi on line monitorati sia salito dal 67% del 2021 all’82% dell'anno passato. Le procedure accessibili tramite Spid sono arrivate al 71% e le transazioni effettuate sulla piattaforma PagoPA sono raddoppiate. La copertura di app municipali, inoltre, è passata dal 57% al 66%, e l’utilizzo dei canali social è ormai prassi comune per l’88% dei soggetti pubblici, con 69 amministrazioni che condividono con i propri interlocutori i propri Open Data.
La PA italiana, dunque, non arriva impreparata alla sfida della digitalizzazione, ma ha il compito di affrontare e superare una serie di debolezze strutturali, razionalizzando l'IT management e supplendo laddove possibile alla carenza purtroppo cronica di competenze e professionalità qualificate.
È d'altra parte uno degli obiettivi fondanti del Piano Italia Digitale 2026, che convoglia il 27% di tutte le risorse messe a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza verso la creazione di infrastrutture e di sistemi di governance all'altezza della situazione. Fulcro della roadmap sul tema cloud e pubblica amministrazione è il Polo Strategico Nazionale, che ospiterà i dati e i servizi critici e strategici di tutti gli enti centrali (circa 200), delle Aziende Sanitarie Locali e delle principali amministrazioni locali. La realizzazione del Polo Strategico perfeziona la Missione 1 del PNRR, dedicata per l'appunto all'accelerazione della digital transformation del settore pubblico, e ha l’obiettivo, parallelamente all'iniziativa 1.2 del PNRR “Abilitazione e facilitazione migrazione al cloud”, di portare il 75% delle amministrazioni italiane a utilizzare servizi in cloud entro il 2026.
In quest'ottica, cloud e pubblica amministrazione, intraprendendo il percorso evolutivo corretto, sono destinati a dare vita a un sistema avanzato, capace di ampliarsi nel tempo per consentire all'organizzazione di rimanere in linea con gli obiettivi di digitalizzazione e, soprattutto, di mettere al servizio di lavoratori, imprese e cittadini una piattaforma sicura, flessibile e resiliente, accessibile da qualsiasi luogo e attraverso qualunque tipo di dispositivo connesso.
Migrare dai sistemi on-premises alla logica del cloud non implica solo una trasformazione tecnologica: occorre prima di ogni altra cosa sviluppare una visione, che andrà poi tradotta in strategia, e quindi partire dagli obiettivi e dagli interessi dell'organizzazione per eseguirla in tempi e modi prefissati. Risulta evidente che non esistono due aziende con lo stesso processo di migrazione e questo è tanto più vero quando si parla nello specifico di cloud e pubblica amministrazione.
Per condurre una migrazione di successo, del resto, è necessario valutare attentamente ciascun livello dell'operatività presente e futura, dalla user experience allo strato di sicurezza, passando naturalmente per il modello di gestione dei carichi di lavoro e di distribuzione delle applicazioni e dei servizi. Sbagliare, infatti, è molto facile: spesso i vantaggi promessi dalla migrazione al cloud sono entusiasmanti e questo rischia di generare criticità nascoste che poi emergeranno a progetto concluso. Se non si considerano una per una le sfide insite nella gestione del processo di migrazione, l'organizzazione potrebbe infatti dover far fronte a gravi problemi di system integration nel pieno dell'operatività, con colli di bottiglia o interruzioni di servizio anche in momenti determinanti.
Impostare una migrazione corretta significa, quindi, riuscire a trovare un punto di equilibrio tra le caratteristiche di cloud e pubblica amministrazione in questione. Il processo, come detto, sarà sempre la risultante di diversi fattori peculiari e componenti di personalizzazione, ma in generale è possibile tracciare una roadmap che, salvo rare eccezioni, dovrebbe poter fungere da stella polare per quello che, a prescindere da tutte le eccezioni del caso, si configurerà come un viaggio lungo e complesso.
Nella fattispecie, gli step necessari a impostare lo scheletro corretto del processo sono i seguenti:
Impostata correttamente la roadmap di migrazione, sarà possibile beneficiare di tutte le peculiarità tecniche del cloud, portando la pubblica amministrazione nel futuro.