27 gennaio 2025

Cloud journey: le fasi di cloud adoption e quali errori evitare

L’adozione del Cloud è ormai diffusa all’interno di qualsiasi contesto aziendale, con modalità diverse a seconda del settore tecnologico e della visione di business. Un percorso così consolidato che, in molti casi, si tende a dare per scontato che questa tecnologia abbia trovato la propria collocazione all’interno delle aziende. Purtroppo, tuttavia, l’adoption non è e non è stata scevra da errori: la corsa al Cloud ai tempi della pandemia da Covid-19 ha portato le imprese a un’adozione frettolosa, spesso non ben pianificata, che adesso sta svelando le sue problematiche. 

Come si può, quindi, rimediare alle falle nel Cloud Journey? Fortunatamente è sempre possibile applicare i correttivi, anche se in alcuni casi questo può richiedere un cambio di rotta e di strategia. 

 

Cos’è il Cloud Journey 

Le infrastrutture IT stanno evolvendo verso un modello di servizio informatico remotizzato. Con ciò si intende che le aziende stanno cercando di modernizzare la propria architettura tecnologica con il graduale passaggio dai sistemi tradizionali al cloud computing. Questo cambio di prospettiva non è così immediato da attuare a livello pratico data la complessità e la criticità di alcuni processi di business. Motivo per cui le organizzazioni che decidono di migrare su un un altro ambiente informatico con applicazioni, database e macchine, devono farlo seguendo un protocollo d’azione che rappresenta una strategia e allo stesso tempo un vero e proprio “viaggio” verso la nuvola. 

Il Cloud Journey è questo, ovvero un lento cambio di paradigma IT che coinvolge l’azienda a tutti i livelli, un cambiamento che comporta potenziali sfide e che quindi impone una solida preparazione alla transizione. Non si cambia dall’oggi al domani con uno switch, nessuna impresa sarebbe in grado di gestire un ‘viaggio’ senza l’adeguata preparazione. La maggior parte delle aziende che migrano su un ambiente cloud non ha esperienza pratica. Queste organizzazioni non sanno esattamente cosa significhi spostare i carichi di lavoro, i dati e tutta l’infrastruttura IT finché non iniziano concretamente a farlo. L’implementazione del nuovo ambiente informatico presenta alcune somiglianze rispetto a quello che si sta abbandonando, ma anche marcate differenze, specie in ambito normativo. Ecco che in questo Cloud Journey è prezioso il supporto di chi, con la sua esperienza sul campo, ha già piena comprensione dei processi in gioco per evitare errori che potrebbero costare caro. 

 

Quali sono le fasi del Cloud Journey 

Come ogni viaggio a tappe, anche il Cloud Journey ha le sue fasi di sviluppo. Il processo di migrazione presuppone un’analisi delle esigenze che hanno spinto fin qui un’organizzazione, con la piena consapevolezza che il cambiamento che avverrà avrà un impatto sui processi a tutti i livelli. Possiamo sintetizzare le fasi di un Cloud Journey in 5 tappe: 

1. Analisi delle esigenze di business: la domanda da porsi è “perché si intende iniziare questo viaggio?” In questa fase iniziale l’azienda inizia a valutare le potenziali implicazioni dell’adozione del cloud computing e comprendere i potenziali vantaggi, i rischi, la sicurezza, la conformità e il controllo dei dati, nonché l’impatto sull’organizzazione e sui processi IT.

2. Cloud Assessment: l’obiettivo è esaminare la situazione dell’infrastruttura, analizzare le possibilità di miglioramento e proporre una linea d’azione. In questa fase il partner tecnologico effettua una valutazione approfondita dell’architettura IT dell’azienda ‘as is’. Propone soluzioni cucite su misura adottando strumenti, tecnologie e pratiche che meglio si adattano ai bisogni dell’impresa. 

3. Migrazione carichi di lavoro non critici: questa fase garantisce un roll-out controllato dei primi workload, con tempi e fasi predefinite per migrare carichi specifici, assicurando una transizione senza problemi. Si valutano strategie che che tengano conto sia delle applicazioni già pronte per la migrazione sia dei carichi di lavoro più critici. In base all’urgenza si predispone una roadmap.

4. Test: in questa fase, il modo più semplice per le aziende per iniziare ad adottare e testare è utilizzare soluzioni SaaS (Software as a Service) che generalmente non sono cruciali per il business, come strumenti CRM, HR, contabilità, applicativi di collaboration (email o piattaforme per la gestione documentale). È il momento di sperimentare il passaggio al cloud di tutte le applicazioni non critiche, come ambienti di test o di sviluppo, ma è anche il momento per progettare le prime configurazioni ibride.   

5. Fase di ottimizzazione e fine della migrazione: l’organizzazione ha avuto modo di sperimentare i nuovi processi e si è convinta dei vantaggi che il modello cloud può offrire. Questa fase rappresenta il passaggio naturale o la vera e propria porta d’accesso a una strategia cloud più matura che garantisce nel medio periodo vantaggi operativi, riduzione della complessità e dei costi dei sistemi IT. 



Il Cloud Journey è un percorso imperfetto 

L’adozione di nuovi strumenti e nuove tecnologie presenta sempre un margine di rischio: un fatto ancora più vero nel contesto del Cloud in particolare e dell’IT in generale, dove molto spesso i decisori hanno l’impressione di una maggiore reversibilità rispetto ad altri rami di attività. Le prime ricerche in merito all’imperfezione del Cloud Journey risalgono a molti anni fa, e il tema degli errori commessi si arricchisce di anno in anno. Negli ultimi dodici mesi, per esempio, ne ha parlato a più riprese anche Gartner 

Quello che sta cambiando, nel corso del tempo, è il livello di astrazione: se una volta si parlava soprattutto di errori tecnici e di configurazione, oggi si tratta principalmente di errori strategici o di governance.  

 

I vantaggi della cloud adoption 

Il modello cloud è senza dubbio vantaggioso per un’azienda che intenda alleggerire la sua gestione IT e allo stesso tempo ottimizzare il potenziale delle tecnologie. Tra i vantaggi del passaggio al cloud computing è bene sottolineare alcuni punti fondamentali: 

  • risparmio sui costi dell’ambiente informatico; 
  • riduzione generale dei costi operativi; 
  • assenza infrastrutture; 
  • nessuna attività di manutenzione; 
  • flessibilità; 
  • scalabilità a seconda delle esigenze di business; 
  • maggior sicurezza informatica; 
  • tecnologie di ultima generazione; 
  • alti livelli di servizio garantiti. 

Cloud journey_01

 

5 errori che le aziende commettono nel Cloud Journey 

Maticmind, nella sua esperienza di System Integrator, ha avuto modo di incontrare diverse aziende che, purtroppo, hanno dovuto far fronte a errori legati al Cloud Journey. Raccontiamo qui quelli principali che, oggi, nella maggior parte dei casi sono legati alla governance e alla strategia.  

1. Carenza di analisi finanziaria iniziale 

Si tratta del primo errore non tecnologico: il passaggio al modello a servizio caratteristico del Cloud porta con sé la necessità di costruire un business case adeguato. Uno dei principali errori che le aziende commettono è non disegnare un percorso a partire dall’analisi costo / beneficio di una possibile soluzione. I diversi casi di specie possono essere l’aspettativa di benefici diversi, l’assenza di driver di valutazione dei benefici stessi o la scelta di driver sbagliati. 

La soluzione, in questo caso, passa da una revisione del progetto a partire dall’analisi dei bisogni, dalla revisione delle soluzioni adottate, fino ad arrivare all’identificazione dei driver. Questa analisi ha principalmente lo scopo di chiarire obiettivi e aspettative, per stabilire successivamente in che misura rivedere la strategia Cloud. 

2. Assenza del layer di supporto 

Spesso nel Cloud Journey ci si dimentica che il mondo cloud è as a service ma non self-service: spesso le aziende lo adottano senza pensare a un layer di supporto, ritenendo di non avere bisogno di nessuno che si occupi delle operation. Questo accade soprattutto nei contesti Platform as a Service (PaaS) e Infrastructure as a Service (IaaS), in cui spesso si ritiene, sbagliando, che anche a livello tecnico sia sufficiente una configurazione iniziale fosse sufficiente.  

Maticmind suggerisce sempre l’adozione di un layer di supporto, che possa affiancare le aziende sia nelle operazioni legate al Cloud, sia nella governance, almeno per il periodo necessario alla costruzione delle competenze interne. Una soluzione che si può adottare anche a posteriori, una volta presa visione delle caratteristiche dell’infrastruttura aziendale. 

3. Trascurare i giorni successivi al primo 

Anche le aziende più lungimiranti cadono in questo errore: ritenere che il business case sia sufficiente, e che il Cloud non richieda una gestione quotidiana. Si tratta, ancora una volta, di un problema di governance sia economico, sia tecnologico. Il Cloud, infatti, richiede un processo continuo di monitoraggio dei costi.  

Trascurando questi controlli, il progetto diverge dalle aspettative, anche economiche. I costi Opex vanno fuori controllo perché nessuno è preposto al loro governo. Un problema che vale non solo per il cloud ma per tutte le proposizioni Opex, per esempio sottoscrizioni, licenze e consumi. 

La soluzione in questo caso passa dalla revisione della governance tecnologica: come instaurare un flusso ragionevole? Chi vidima i nuovi bisogni aziendali senza far venir meno il tema dell’elasticità? Tutte domande che valgono per tutto il mondo dai servizi “as a service” e che è fondamentale porsi.  

Cloud journey_02

4. Mancanza di automazione nella governance 

I controlli e le verifiche che il Cloud richiede oggi sono numerosi e difficilmente sostenibili (a livello economico o di risorse) se non opportunamente automatizzati. L’assenza di un layer di automazione è un errore importante: i processi sono pensati per essere automatizzati per definizione.  

L’adozione di strumenti di controllo e gestione automatizzati è senza dubbio la soluzione a questo problema: un percorso in cui Maticmind può essere di supporto alle aziende.  

5.  Assenza di aggiornamento delle competenze 

Il Cloud Journey non è solo un percorso tecnologico, come abbiamo accennato: le competenze delle persone sono fondamentali. Se tecnici e operatori hanno competenze diverse, su gestione e utilizzo, difficilmente il Cloud sarà governabile.  

Formazione continua e circolazione delle informazioni permettono alle aziende di far rientrare questa criticità, permettendo alle persone di acquisire le competenze necessarie alla gestione, tecnica e strategica, del Cloud.

Abbiamo visto quindi, come la migrazione sia un percorso in cui un certo livello di errore è quasi fisiologico e soprattutto rimediabile. L’ideale, per risolvere ed evitare complessità e leggerezze è affidarsi alla guida di un System Integrator esperto come Maticmind, che disponga degli strumenti organizzativi e tecnici per aiutare le aziende a correggere o riprogettare il proprio percorso di adozione del Cloud. 

White Paper - Cloud Enablement Kit